La maggior parte dei brand tende a concentrarsi in modo quasi esclusivo sulla definizione di una identità visiva: il logo, i caratteri tipografici, i colori, etc. Si tratta di una tendenza estremamente diffusa, che poggia il proprio fondamento sulla forte capacità percettiva e ricettiva dei sensi umani verso l’immagine e, dunque, sul valore che la vista ha nella costruzione e nella riconoscibilità di un brand. In realtà vi è un altro senso dell’essere umano che è fondamentale per determinare la notorietà e la riconoscibilità di un brand; un senso ancora poco sondato o non a sufficienza considerato: l’udito.

La Sonic Identity

È proprio su questo senso che nasce e si sviluppa la “Sonic identity”, ovvero la trasposizione della “Visual Identity” di un brand sotto l’aspetto sonoro. Una vera e propria specialità del marketing, che soprattutto a partire dal 2018 inizia a diffondersi e a conquistare spazio. A dargli un impulso è stata certamente la constatazione che, nell’ambito della sfera dell’intelligenza artificiale, sempre maggiore è l’influenza del suono (e dei suoni) nel dialogo uomo-macchina. Ma sono anche altre, e più consolidate, le analisi che portano a considerare l’importanza del suono: basti dire che, già nel 1900, gli studi di Wallace ci attestano che il suono è un potente innesco della memoria perché intensifica nel cervello la capacità di ricordare le informazioni. Pensiamo, ad esempio, a come certi oggetti possono essere riconosciuti anche solo dal loro suono: emblematico è il caso del telefono.
Ora, se riflettiamo sulla nostra vita quotidiana, non possiamo non constatare come ogni momento della nostra giornata e ogni nostra azione siano accompagnati da un mix di rumori, vibrazioni e musiche che ci fa reagire con straordinaria velocità (0,146 secondi) e, dunque, ci influenza. Un vero e proprio affollamento di stimoli sonori, tra quali i nostri timpani sanno riconoscerne moltissimi, attribuendo ad essi specifici significati.

 

La scelta di un suono racconta un’azienda

Il “Sonic Branding” nasce proprio da una riflessione su questo contesto: è possibile per un brand conquistare notorietà ed essere facilmente riconoscibile a livello sonoro? La risposta è positiva. Pensiamo a quando accendiamo il nostro Mac: ne scaturisce un suono che ormai ce lo rende immediatamente riconoscibile, così come inconfondibile è il suono che siamo soliti ascoltare al termine di uno spot di una BMW, o ancora il jingle “I’m loving it” che chiude gli spot di Mc Donalds. E, al tempo stesso, domandiamoci: senza quel suono le emozioni che viviamo alla comparsa del brand sarebbero le stesse? Certamente no. Il suono è diventato parte integrante di questi brand.
La scelta del suono racconta, dunque, le caratteristiche di un’azienda. La selezione degli strumenti, la ricerca, le sensazioni stimolate da una composizione sonora possono contribuire all’efficacia nella promozione di una linea di prodotti.
La scelta della “colonna sonora” di un’azienda caratterizza gli spazi, riempie le attese telefoniche, le esposizioni nelle fiere o l’attesa di un pitch di presentazione ad un evento pubblico. Oggi, poi, viviamo in tempi di streaming, la musica si ascolta prevalentemente attraverso Spotify. Spotify ADS ci dà la possibilità di creare campagne ADV, realizzare playlist tematiche e scegliere linee editoriali da proporre e condividere attraverso promozione cross-mediale.

I vantaggi

Quali sono, dunque, i vantaggi del “Sonic branding”?
In primo luogo aumentare la soglia di attenzione: la sonorizzazione di un video, ad esempio, può aiutare a mantenere viva l’attenzione. I suoni scelti per accompagnare azioni specifiche in un App o all’interno di un sito sono utili per creare Alert o evidenziare risultati raggiunti.
In secondo luogo innescare emozioni: le musiche ci portano a tener vivi i ricordi e ci permettono di rivivere le emozioni.
Infine aiutare il pubblico a ricordare con più facilità il marchio. Già abbiamo detto del jingle di McDonald; ma potremmo continuare con il doppio “tick” di Netflix o il suono che accompagna le transazioni VISA.

Il suono, ovunque

L’analisi e la scelta coordinatadi una sonorità permette all’azienda di raccontarsi in più ambiti, sfruttando tutti gli strumenti a disposizione.
Spot – Audio / Video: la realizzazione di uno spot richiede un’accurata attenzione nella scelta delle musiche e dello speakeraggio.
Podcast / Pitch: il mondo dei Podcast è in continua evoluzione. Attraverso il racconto con i podcast un’azienda può comunicare con clienti, collaboratori e dipendenti.
Ads / Playlist: Spotify ha da poco aperto alla possibilità di realizzare campagne targettizzate in base agli ascolti.
Ma si può comunicare anche soltanto dalla segreteria telefonica…

Welcome & FreecomHub

Anche noi di Welcome abbiamo deciso di proporre questo nuovo approccio di marketing alle nostre aziende, clienti e prospect. Per farlo, abbiamo scelto la partnership con FreecomHub, la più importante piattaforma di creazione, produzione e promozione di contenuti musicali, che nasce dall’aggregazione di etichette e collane tematiche senza distinzione di genere, età, provenienza e nazionalità. Un hub musicale che, tramite Welcome, è a vostra completa disposizione.