SEO e contenuti che contano linee guida per i valutatori della qualità
Molto spesso leggiamo articoli e approfondimenti che raccontano dei benefici della SEO e di come farla nel modo corretto, ma la verità è che non esiste un modello universale per fare la SEO, così come non esiste più il concetto di keyword come unico fattore tecnico. Basare una strategia SEO solo su delle parole (parole chiave, ndr) e sulla ricerca delle stesse, come avveniva anni fa, non è più una strategia. Ti dirò di più, non esiste nemmeno il vecchio modo (che alcune agenzie utilizzano ancora) di parlare di SEO riconducendo l’analisi solo ed esclusivamente al posizionamento sulla SERP.
Chi ha analizzato i SEO trend 2023 ha rimarcato l’importanza crescente di fornire ai motori di ricerca quanti più dati strutturati possibile – e di buona qualità – per aumentare le probabilità che le proprie pagine e i loro contenuti siano tra quelli mostrati in evidenza tra i risultati di ricerca.
Come creare, allora, un progetto SEO?
La SEO dev’essere basata sugli utenti. Sulla loro soddisfazione.
È fondamentale creare contenuti utili, di valore, capaci di interpretare la reale search intent, e che risultino quanto più possibile graditi alle persone che hanno effettuato la ricerca, in considerazione del fatto che anche Google e altri motori di ricerca da tempo premiano i contenuti “human-friendly”.
Già nel 1999 il Cluetrain Manifesto proclamava con forza i mercati delle conversazioni, anticipando la necessità di un marketing basato sul dialogo e sull’autenticità. Con 95 tesi, David Weinberger, Doc Searls, Rick Levine e Christopher LockeIl contestano il modo di vedere Internet e di considerare l’impatto della rivoluzione digitale.
Prima delle 95 tesi, il Manifesto avverte: ‘’Non siamo spettatori, né occhi, né utenti finali, né consumatori. Siamo esseri umani e la nostra influenza va al di là della vostra capacità di presa, cercate di capirlo”.
Una verità assoluta, che per anni il mondo della SEO ha soppiantato per soddisfare gli algoritmi di ricerca, spesso a discapito della qualità e della rilevanza del contenuto offerto.
Che cos’è il Google Helpful Content System
Far apparire in SERP contenuti originali e utili, scritti innanzitutto per rispondere alle esigenze delle persone. In estrema sintesi, è questo il compito di Helpful Content System, nuovo grande aggiornamento dell’algoritmo di ranking di Google Search lanciato per la prima volta ad agosto 2022 e sottoposto poi a vari miglioramenti, sempre con l’obiettivo di presentare agli utenti del motore di ricerca solo le pagine utili, appunto, retrocedendo e togliendo visibilità ai contenuti apertamente non utili.
In parole povere, il sistema è stato progettato per prendere di mira i contenuti search-engine first, cioè creati prima di tutto per accontentare i motori di ricerca e guadagnare posizioni di visibilità in SERP, che si rivelano poco utili per gli utenti, a cui non forniscono nessun supporto concreto in termini informativi o di raggiungimento dell’intento della ricerca.
L’obiettivo di Google è far emergere, al contrario, i contenuti people-first, quelli che sono realizzati pensando alle necessità delle persone e che assicurano un’esperienza di ricerca completa e soddisfacente.
Il modello See-Think-Do-Care per la SEO
Il Modello See–Think–Do–Care è un framework per il marketing aziendale lanciato da Avinash Kaushik, Digital Marketing Evangelist di Google, considerato come uno dei maggiori esperti al mondo nella Web Analytics. Si tratta di un modello “intent-based”, ovvero basato sulle intenzioni dell’audience, che mira a raggiungere un passo alla volta, profilando la comunicazione e progettando il contenuto in base alla fase in cui si trova l’utente.
Questo livello massimo di personalizzazione dei contenuti fa sì che ogni utente si senta altamente considerato, si trovi a suo agio nel momento e nella fase adatta al suo status e soprattutto è uno schema che garantisce la costruzione di un rapporto genuino e profondo con il proprio interlocutore.
Un approccio più che attuale per i progetti Seo. Le risorse disponibili sul Web aumentano esponenzialmente ogni giorno, generando una sorta di information overload e rendendo, di base, gli utenti meno pazienti davanti a risultati che non rispecchiano esattamente ciò che stavano cercando e, di conseguenza, più propensi ad abbandonarne immediatamente le pagine (cosa che a lungo andare può far peggiorare il bounce rate del proprio sito). Sarà sempre più importante, perciò, riuscire a dare non solo velocemente una risposta agli utenti, ma soprattutto una risposta che sia esattamente quella che stanno cercando.
EEAT e linee guida per i valutatori della qualità
I sistemi automatici di Google sono progettati per utilizzare molti fattori diversi al fine di classificare i contenuti di qualità. Dopo aver identificato i contenuti pertinenti, i sistemi di Google mirano a dare la priorità a quelli che sembrano più utili. A questo scopo, identificano una combinazione di fattori che possono contribuire a determinare quali contenuti dimostrano aspetti di competenza, autorevolezza e affidabilità, o ciò che Google chiama EAT, ovvero “Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness“.
Questi quattro termini rappresentano i concetti fondamentali con cui vengono analizzati i contenuti presenti sul web.
L’analisi specifica non viene fatta solo su base algoritmica, ma esistono persone che effettuano manualmente queste valutazioni. Si chiamano Search Quality Raters e sono infatti persone reali che hanno il compito di valutare i risultati di Google per tantissime ricerche e indicare quali sono i siti che rispondono al concetto di qualità per Google.
La sigla EEAT Google quindi è un paradigma che serve a Google per proteggere gli utenti da risultati di scarso valore o addirittura pericolosi, soprattutto in quelle circostanze e per quegli argomenti in cui è fondamentale avere informazioni corrette e affidabili.
Si parla infatti di ricerche YMYL (Your Money Your Life) che hanno un impatto diretto sulla vita delle persone, sul loro benessere, sulla salute e sulla sicurezza così come sulle loro finanze.
Questo può avere conseguenze sull’intera società e Google prende molto sul serio questi contenuti e i metodi di valutazione.
Perché la qualità è importante per la SEO
EEAT non è un punteggio o un algoritmo e concentrarsi su questo in una strategia digitale non sostituisce le attività SEO tecniche o qualsiasi altro obiettivo per il posizionamento, ma può aiutare a ottimizzare alcuni aspetti in grado di migliorare la percezione che Google ha della qualità complessiva del progetto.
Guardare al significato di qualità attraverso gli occhi di Google cambia il modo in cui guardiamo non solo alla scrittura, ma a tutta la content strategy nel suo insieme e ci permette di lavorare su una visione di più ampio respiro che non si concentra più sugli sforzi per “posizionare le parole chiave”, ma tiene conto di tutti gli aspetti che migliorano la relazione con l’utente e infine la sua soddisfazione.
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